In una intervista sul romanzo “Julienne”, il noto giornalista RAI Gianni Maritati ha detto una frase molto importante: “è un libro che, dopo che lo hai letto, non sei più la stessa persona.”
Julienne infatti vuole aprire una discussione a favore delle adozioni, ancora troppo difficili da ottenere, per sapere cosa ne pensate. L’argomento è trattato sotto differenti aspetti, sia per le famiglie “classiche” che, per un motivo qualsiaisi, non possono avere figli, sia riferito alle coppie in genere, che sentono realmente il bisogno di dare il proprio amore a dei figli non propri. Julienne suggerisce inoltre un’idea provocatoria, per coloro che vogliono, senza ipocrisia, dare un aiuto reale ai tanti migranti che arrivano via mare.
In sintesi, il libro parla di Florinne, che è figlia di Julienne, ma è stata adottata da Lara. Qual è, per lei, la vera madre? Chi l’ha partorita o chi l’ha cresciuta? Chi l’ha messa al mondo, ma poi l’ha lasciata sola, oppure chi l’ha circondata con il suo amore?
Julienne l’ha avuta da Pape, non per un profondo sentimento di amore, ma per una ripicca verso Alex, il suo ex fidanzato. Lara e Alex sono entrambi figli adottivi, ma lei non sa di esserlo perché la madre l’ha adottata dalla nascita, con tanto amore che non c’è stato il bisogno di renderle noto questo particolare.
Quando Lara è ormai sposata, le si presenta l’opportunità di adottare una figlia non sua e lei non si sente di affrontare questa esperienza. Per una casualità la madre è costretta a rivelarle quel terribile segreto, a farle capire che si può essere madri non solo “di pancia”, ovvero partorendo fisicamente, ma anche “di testa”, cioè desiderando un figlio cui dare il proprio amore. E questo secondo modo, forse, è più importante del primo.
Così Lara ha cambiato le sue idee, rendendosi conto che dare amore a un figlio, anche se non lo ha partorito, può essere una gioia e non un sacrificio. Inoltre non sminuisce affatto il suo amore verso il figlio naturale che ha già, anzi lo rafforza, rendendola una “vera madre”.
Vi leggo il brano in cui Lara fa notare a Julienne perché lei può considerarsi “madre” anche di Florinne:
«Anche io sono una figlia adottiva e non me ne sarei mai accorta se non avessi commesso l’errore di dubitare di chi sa amare. Ero cresciuta nella mia famiglia senza mai avere il sospetto che mia madre non fosse quella biologica, del resto la passione e la dedizione che i miei genitori mi avevano dato non aveva mai dato adito a dubbi. Mi abbracciai a lei come un unico corpo e sentii il suo cuore battere forte. Quel giorno ho capito che l’amore materno può essere completo anche se il figlio non è il sangue del tuo sangue, l’importante è amare senza alcun pregiudizio.»
Adesso vi lascio con la frase di Gianni Maritati, che mi ha dato la soddisfazione di avere scritto qualcosa di interessante, un romanzo che vi consiglio di leggere. Vi invito inoltre a esprimere la vostra opinione con dei commenti.